sabato 27 novembre 2010

RECENSIONE: The Social Network.



Titolo: The Social Network
id, USA, 2010
Cast: Jesse Eisemberg, Andrew Garfield, Armie Hamme, Justin Timberlake, Roneey Mara, Max Minghella, Joseph Mazzello.
Sceneggiatura: Aaron Sorkin.
Musiche: Trent Reznor & Atticus Ross.
Produzione:Columbia Pictures.
Regia: David Fincher.
Durata: 125'

Mark Zuckerberg (Jesse Eisemberg) è uno studente della prestigiosa facoltà di Harvard ed è un genio dell'informatica. Brillante nel creare blog e programmi, lo è un po' meno nei rapporti interpersonali. Viene lasciato dalla sua ragazza Erica (Roneey Mara) e in preda ai fiumi della birra, insulta la sua ex via blog e decide di vendicarsi di lei creando un software in grado di prelevare le foto delle studentesse dell’ateneo per decretare la ragazza più bella di Harvard. In una sola notte inventa FaceMash, manda in tilt il server di Harvard, finisce per prendersi una multa, ma ciò desta la curiosità dei gemelli Tyler e Cameron Winkelvoss (entrambi interpretati da Armie Hamme) e del loro socio Dyvia Naredra.
I gemelli Winkelvoss e Naredra propongono a Zuckerberg di collaborare per la creazione di un sito universitario capace di creare una rete di collegamento tra studenti. Zuckerberg inizialmente è d’accordo, ma poi finisce per accantonare il progetto e sviluppare privatamente un programma insieme all’amico Eduardo Saverin (Andrew Garfield). Nasce TheFacebook. Il social network nel giro di pochi mesi diventa una potenziale miniera di denaro, si creano le diatribe legali e Zuckerberg si trasferisce a Palo Alto dietro il consiglio di Sean Parker (Justin Timberlake), l’inventore di Napster. La partenità di Facebook è solo di Zuckerberg? Oppure ha rubato l’idea ai gemelli Winkelvoss?
The Social Network è il primo biopic del regista David Fincher, autore di pellicole di culto come Seven e Fight Club. Se inizialmente poteva essere un film dettato per ragioni “alimentari” (capita a volte che un regista decida di dirigere film prettamente commerciali per ragioni di incasso), la storia di Facebook nelle mani di Fincher si trasforma in una sorta di giallo contemporaneo. Evitando le trappole del legal drama tratto dai romanzi di John Grisham, Fincher scompone la trama componendo un puzzle dove ogni frammento viene messo a posto pezzo per pezzo.
Il film ha atmosfere da trhiller, alimentate da una colonna sonora da urlo firmata da Trent Reznor (leader dei Nine Inch Nails) con la collaborazione di Atticus Ross. La musica industrial/alternative rock di Reznor crea un ritmo incalzante che si sposa perfettamente con la pellicola, regalandogli quel tocco noir ricercato dal Fincher.
Prendendo nota della lezione di Rashomon di Akira Kurosawa, Fincher distilla la verità con una serie di flashback dove vengono rappresentati squarci dei processi che Mark Zuckerberg deve affrontare per poter legittimare la paternità della sua opera. Ma è andata veramente così? La forza del film sta proprio nel mescolare le carte e nel giocare con i salti temporali, evitando di creare un noioso episodio alla Perry Mason della durata di due ore. Merito della sceneggiatura di Aaron Sorkin (tra i suoi lavori Codice d’onore e La guerra di Charlie Wilson per il cinema e la serie televisiva The West Wing) che ha scritto una sceneggiatura di ferro con dialoghi taglienti. Sorkin sembra scrivere inizialmente una commedia con battute a raffica tipica delle comedy dell’età d’oro di Hollywood, per poi avvicinarsi al dramma senza tralasciare il sarcasmo che traspare nelle scene del processo.
La parabola del Mark Zuckerberg cinematografico sembra ricalcare quella di Charles Foster Kane di Quarto potere. Facebook è una sorta di Xanadu, un nucleo-roccaforte dove il giovane milionario per caso si è rinchiuso sacrificando (quasi senza soffrirne, come se fosse un danno collaterale) amicizie e vita sociale, comportandosi alla stessa maniera del magnate dell’editoria nato dalla genialità di Orson Welles. Sorkin delinea bene i personaggi a cominciare dal protagonista: Zuckerberg sembra a prima vista autistico, un po’ nerd e “alternativo” (indossa le ciabatte da mare in pieno inverno girando per l’ateneo) interessato più alla sua creatura che ai soldi. Una sorta di novello Frankestein ambiguo, a tratti egoista, logorroico dalla lingua tagliente, snob nei confronti delle confraternite, ma segretamente invidioso del suo amico Eduardo quando diventa un membro di una sorority. Eduardo Saverin invece viene rappresentato in modo più equilibrato e si sente tradito da colui che credeva suo amico. Sean Parker è il tipo “cool”, che conduce una vita da dandy ed esercita una profonda influenza su Zuckerberg. Ognuno ha le proprie peculiarità ben distinte e Sorkin cerca di evitare il solito stereotipo dello “sfigato” tutto pc e niente ragazze.
Bravi gli interpreti,probabilmente The Social Network sarà il trampolino di lancio per le carriere di Jesse Eisemberg, Andrew Garfield e Armie Hamme, sdoppiato grazie agli effetti speciali e chissà se Justin Timberlake continuerà a recitare dopo questa grande opportunità. Dopo la visione di The Social Network sarà strano entrare nel proprio account di Facebook.

Voto: 7/8

A.M.

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