lunedì 15 luglio 2013

MONOGRAFIA: Sofia Coppola




Quando nasci in uno dei clan più importanti del mondo cinematografico, la settima arte fa parte del tuo DNA, soprattutto se esordisci come nipote (maschio) di Al Pacino ne Il padrino quando ancora si è in fasce.
E' ciò che accade a Sofia Coppola, figlia di Francis Ford Coppola, nipote di Talia Shire, cugina di Nicholas Cage e Jason Schwartzmann e sorella di Roman Coppola. 
Ma Sofia non è solo "parente di", è un'artista autonoma, che ha solo imparato l'ABC del cinema grazie alla sua famiglia, ma poi capace di far emergere il suo talento in modo da camminare da sola nel tortuoso labirinto hollywoodiano, conquistando nel tempo fama, un posto nella storia di Hollywood (è la prima regista americana ad aver ottenuto la nomination all'Oscar, privilegio fino a ora dell'italiana Lina Wertmuller e della Neozelandese Jane Campion, oltre ad essere la prima sceneggiatrice donna a vincere l'Academy Awards), fashion icon (fu testimonial per Louis Vuitton e il suo stile è sempre ricercato e raffinato), diventando un'artista con la A maiuscola.
Sofia Coppola nasce a New York il 14 maggio del 1971 e inizia la carriera come attrice. Ma quella non è la sua strada, soprattutto dopo la stroncatura per il ruolo di Mary Corleone ne Il padrino-Parte III coronata con il Razzie Award, il temibile (anche se ormai divenuto un premio cult) Oscar delle peggiori performance cinematografiche. Beffa delle beffe, in realtà quel ruolo non era destinato a lei, ma a Winona Ryder, che aveva dato forfait a causa di stress da lavoro.
Successivamente recitò in un cameo ne Star Wars: Episodio I-La minaccia fantasma e nel videoclip Elektrobank dei Chemical Brothers, diretta dall'allora marito Spike Jonze (sposati dal 1999 al 2003).
Sofia Coppola decise di intraprendere la carriera di regista e mai scelta fu azzeccata: esordì nel 1999 con Il giardino delle vergini suicide, tratto dall'omonimo romanzo di Jeffrey Eugenides, lanciando nell'olimpo delle star una giovane Kirsten Dust. 
Nel primo film si intravede già la tematica della regista, immergendo i suoi personaggi in uno stato di alienazione che li allontana dal mondo esterno. I luoghi sono protagonisti insieme ai protagonisti: la casa dove vivono come delle recluse le cinque sorelle Lisbon, la casa dove si consuma la tragedia per aver chiuso contro la loro volontà ogni contatto con il mondo esterno.
Così come una stanza di albergo diventa il regno della noia di Charlotte o la hall il momento della solitudine dove un malinconico Bob sorseggia un cocktail: sono i protagonisti della sua senconda pellicola, Lost in Transation, con un grande Bill Murray nominato agli Oscar e una Scarlett Johanson pronta a diventare una stella di Hollywood.
La storia di amore platonica tra il maturo attore e la giovane laureata in filosofia che combattono la reciproca solitudine sullo sfondo della caotica e affascinante Tokyo, proietta Sofia Coppola tra le registe del momento, staccandosi di dosso definitivamente l'etichetta di figlia d'arte. Con Lost in Translation, Coppola ottiene la nomination per la miglior regia, e porta a casa la statuetta per la miglior sceneggiatura.
L'estro della regista newyorkese avviene con Marie Antoinette, dove dirige nuovamente Kirsten Dust e il cugino Jason Schwartzman, già attore di nicchia per Wes Anderson, nelle vesti rispettivamente di Maria Antonietta e Luigi XVII. La regista li isola nella splendida magione di Versailles, creando una sorte di mondo a parte immerso in un universo pop fatto di feste sfarzose (con l'utilizzo di una colonna sonora contemporanea con pezzi dei New Order e i Cure, mescolati con il classico Vivaldi e Domenico Scarlatti), allontanandoli da una realtà fatta di fame e poi di rivoluzione. 
Per il suo quarto film sceglie L.A. e lo Chateau Marmont, dove l'attore e divo del momento Johnny Marco (un insolito Stephen Dorff), combatte il tedio che lo assale viaggiando senza meta con la sua Ferrari gialla per le strade deserte di Los Angeles. Il soggiorno nell'hotel fatto di party, rapporti occasionali, rinchiuso di una stasi di artificialità e vuoto, in nome di una "routine da star" viene spezzata dalla figlia, (una giovanissima e già brava Elle Fanning) che viene a trovarlo per un periodo, facendogli riavere un contatto con la realtà. Il film le frutta il Leone d'Oro come miglior film.
La colonna sonora è firmata dal gruppo francese Phoenix e galeotta fu la collaborazione che Sofia convola a nozze con il frontman Thomas Mars,sposandosi in Italia, a Bernalda, nella terra d'origine dei bisnonni paterni.
Il suo ultimo lavoro è The Bling Ring con protagonista la star in ascesa Emma Watson, dove racconta la vera vicenda di un gruppo di giovani fanatici delle star che rubano nelle ville di Paris Hilton, Orlando Bloom e Lindsay Lohan. 
Sofia Coppola ama la moda, e la moda ama Sofia Coppola: testimonial delle borse Louis Vuitton, è inoltre regista degli spot Dior perfume.
Sofia Coppola ormai è una regista affermata con una carriera ancora lunga davanti a sé. Non chiamatela "figlia di" è così poco chic.



2 commenti:

  1. bella rassegna coppoliana!
    e ora non ci resta che aspettare the bling ring...

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  2. Grazie grazie! Mi è venuta l'ispirazione vedendo alla tivvù Lost in Translation, il suo film migliore! ;-)
    Attendo Bling Ring in trepidante attesa!

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