martedì 16 settembre 2014

RECENSIONE: Boris






Il fascino indiscreto di una recensione vagamente retrò




Titolo: Boris – Il film
Italia, 2011
Cast: Francesco Pannofino, Antonio Catania, Ninni Bruschetta, Pietro Sermonti.
Sceneggiatura: Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre.
Regia: Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre.
Durata: 105’

Il regista René Ferretti (Francesco Pannofino) questa volta ha deciso di dire basta: durante le riprese della fiction Il giovane Ratzinger, René si rifiuta di girare la scena di Ratzinger che corre al rallentatore dopo aver saputo della cura contro la poliomielite.
Stanco di dirigere fiction mediocri, lascia il mondo della televisione ed entra in un tunnel fatto di depressione e continue visioni del suo cortometraggio La formica rossa, il suo lavoro migliore. L’occasione di ritornare sul set arriva dalla porta principale con il progetto della trasposizione cinematografica del libro La casta.
René ha finalmente l’opportunità di fare del buon cinema, ma lo spettro del cinepanettone è dietro l’angolo…
Dopo tre serie del telefilm italiano ormai diventato di culto, René Ferretti e la sua sgangherata troupe arrivano a “far danni” sul grande schermo.
L’umorismo graffiante che ha sbeffeggiato e ridicolizzato il mondo delle soap opera e delle fiction non risparmia il cinema, rappresentato come uno splendido loft arredato con gusto ed eleganza, ma abitato dalla solita gente ignorante, saccente, falsa e ipocrita.
Se il serial rappresentava l’elegia dell’orrido e della scarsa professionalità, con la versione cinematografica viene massacrato il cosiddetto cinema d’autore e la sua “intellighenzia”.
René s'illude di essere sfuggito dall’inferno televisivo prospettato da Diego Lopez (Antonio Catania) e di entrare in un nuovo paradiso fatto di professionismo e serietà, ma in realtà si ritrova catapultato in un purgatorio fatto di ipocrisia e snobismo costituito di attori eroinomani, produttori snob, attrici sempre sull’orlo di una crisi di nervi e dalla voce al limite dell’afonia (un’ottima Rosanna Gentili che veste i panni di Marilita Loy, strepitosa presa in giro di una famosa attrice italiana…), e produttori che creano solo polpettoni indigesti ma che esultano all'idea di produrre un cinepanettore (rappresentato tra l'altro con una volgarità al limite dell'impossibile, ma esilarante al tempo stesso).
La competenza tanto agognata va a farsi benedire con sceneggiatori intellettualoidi che propongono solo idee assurde, il direttore della fotografia spocchioso e pseudo intellettuale che continua a fermare le riprese, e il suo entourage con la puzza sotto il naso che di nascosto lo deride per la sua visione artistica considerata volgarotta e provinciale.
René allora si ribella e richiama la sua troupe poiché se deve fare una cosa male, allora meglio farla con il suo fidato e bislacco team.
Ed ecco che torna Corinna Negri, la grandissima “cagna maledetta e pure zoccola” (Carolina Crescentini), il divo egocentrico e megalomane Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti), Duccio (Ninni Bruschetta) il direttore della fotografia che glissa sulla propria competenza affermando che gli oggetti brillano di luce propria; il producer Sergio (Alberto di Stasio) che non sa come mandare avanti la baracca perché “non c’ha tutti sti’ soldi per tutta sta’ sensibilità”, il trio di sceneggiatori strapagati e nullafacenti (Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo e Andrea Sartoretti), Biascica (Paolo Calabresi) e compagnia.
Ogni tentativo di René di creare qualcosa di bello viene continuamente smontato da riprese interrotte dal frastuono di finti bombardamenti provenienti da un altro set, espedienti per far recitare come si deve la “cagna” (mitica la sequenza 8x12), fino alla morte del protagonista (Claudio Gioè) per overdose.
Ormai tutto sembra finito, ma la salvezza è rappresentata nuovamente dal brutto: il cinepanettone. Ed è successo.
Boris-il film è una pellicola divertente, intelligente e dissacrante, che prende in giro tutto e tutti (a cominciare dal fantomantico film Natale al Polo Nord, uno spassosissimo e delirante monumento al trash) e mostra ancora una volta la desolazione di un mondo che dovrebbe essere glamour e cool, ma in realtà non lo è per niente.
Si ride, si ride tantissimo, ma sotto sotto c’è un non so che di inquietudine.
Boris-il film non dovrebbe essere visto solo dai fan della serie televisiva, ma anche da un pubblico più vasto, magari dagli estimatori dei Cinepanettoni.
Boris-il film è il fedele ritratto di un’Italia ormai impoverita culturalmente, grezza che tenta di tirare fuori la testa dal fango, ma ci ricade dentro in maniera più rovinosa di prima. Ogni tentativo di fare qualcosa di creativo viene schiacciato dal sistema e mancanza di buon gusto (come lo show del comico Martellone al grido di “e sti c@#zi?!”).
Nessun posto è bello come casa alla fine René torna all’ovile, perché “la televisione è come la mafia, se ne esce solo morti”.
Viene in mente il finale della terza stagione quando René urla “w la merdaaaaa” . Si salvi chi può.

Voto: 8 (x 12)

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