domenica 29 maggio 2016

RECENSIONE: Money Monster



Titolo: Money Monster
Id., USA 2016
Cast: George Clooney, Julia Roberts, Jack O'Connell
Sceneggiatura:Alan DiFioreJim KoufJamie Linden
Regia: Jodie Foster
Durata: '96


L'economia è fatta di matematica e algoritmi, ma dietro c'è l'impronta umana che fa muovere il sistema.
E cosa accade quando quell'impronta digitale appartiene a un essere umano avido che, pur di alimentare il capitalismo, decide di corrompere e di mandare sul lastrico milioni di risparmi ?
I soldi sono un mostro. Il mostro si alimenta mangiando la tua vita, dopo averti ingannato con la bugia che bisogna essere ricchi per essere felici.
Il mostro è spietato, intaccando la fragilità di una classe sociale medio-bassa già fiaccata per essere considerata la catena più debole della società, finendo per essere sfruttata per le briciole di una torta che altri mangiano fino a scoppiare. E quando il mostro decide di farti assaggiare una fetta più grossa, ecco che pretende da te i sacrifici di una vita, assicurandoti un tornaconto da capogiro.
E' quello che pensa Kyle Budwell (Jack O' Connell), che usa tutti i soldi ereditati dalla madre facendo un investimento consigliato dal guru televisivo Lee Gates (George Clooney), che con il suo programma Money Monster, promette di fare ottimi investimenti. Minimo sforzo, massimo risultato. E' questo che ha spinto Kyle ha fare l'azzardo, d'altronde, con $14 dollari l'ora offerti dal minimo salariale non si può arrivare all'agognata felicità promessa dal mostro.
Kyle però perde tutti i soldi, per via di un glitch inspiegabile che fa perdere denaro non solo a lui, ma a tutti gli investitori della Ibis la cifra di $800 milioni.
La disperazione di Kyle lo porta a irrompere nello studio televisivo con una pistola, costringendo Gates a indossare un gilet carico di esplosivo, addossandogli la responsabilità della sua rovina e di conseguenza facendo scatenare un effetto domino per scoprire la verità su questo crollo finanziario.
Jodie Foster firma la sua quinta regia con Money Monster e usa un mezzo di comunicazione obsoleto come la TV per raccontare la 'solita vecchia storia' delle speculazioni finanziarie a danno della classe sociale più debole incarnata da Kyle, che vive con il minimo salariale arrivando a stento a fine mese, rendendolo un fallito agli occhi della fidanzata, e cerca di fare il salto di qualità con un investimento che gli permetta di guadagnare tanto denaro. I soldi, sempre questi maledetti soldi. Servono per pagare l'affitto, servono per avere l'assicurazione medica, servono per l'educazione. Puoi anche comprare la libertà. La libertà di fare quello che vuoi, di viaggiare, comprare la casa dei tuoi sogni, di assicurare al figlio di Kyle che verrà al mondo a breve la migliore scuola che gli assicuri il miglior futuro fatto di benessere. E cosa c'è di meglio nel mostro per poter avverare i propri desideri? Ci pensa 'la fatina' Gates a realizzare i sogni di Kyle, con i suoi balletti, la sua parlantina sciolta, il suo fare spavaldo e sicuro, rassicurando lui e gli altri creduloni che mangiano pane e TV che quell'investimento è sicuro. 
Però non aveva considerato il glitch, il bug. Nomi dal significato oscuro che servono a mascherare manovre finanziarie ambigue. Nessuno sa il perché, e Kyle vuole delle risposte. Ormai non ha più niente da perdere, vuole solo la verità. Gates mosso da pietà lo aiuta, un po' per salvarsi la pelle (è pur sempre un gran figlio di buona donna), un po' per scoprire la verità in modo da lavarsi la coscienza.
Jodie Foster prende la lezione di Quinto potere di Sidney Lumet, film profetico riguardo alla degenerazione dei media per offrire un ulteriore quadro di lettura nel Ventunesimo secolo, anche se l'uso dei mezzi di comunicazione non è cambiato molto: i media sono ancora oggi un modo per distorcere la verità, per manipolare l'informazione e di conseguenza le persone che preferiscono fidarsi ciecamente dei teleimbonitori pur di avere una soluzione immediata ai propri problemi.
Foster però alza il tiro per offrire uno sguardo più ampio a una società degenerata che stritola la sensibilità umana del più debole, che si fa sopraffare dal più forte. I soldi fanno girare il mondo, e poco importa se a farne le spese sono i valori umani che vengono a mancare quando il pubblico guarda distrattamente la televisione al pub e non si spaventa più di tanto nel vedere un uomo minacciato di morte che rischia di saltare in aria.
Gates da iniziale carnefice diventa a sua volta una vittima, una marionetta nelle mani della produttrice Patty Fenn (Julia Roberts), cinica producer che fiuta ascolti da capogiro, e che tramite un auricolare, gli fa tenere la situazione sotto controllo in nome dell'audience.
La grande attrice se dimostra solido mestiere nel dirigere gli attori (anche se Jack O' Connell si mangia i pur bravissimi Roberts e Clooney in un boccone), centra più o meno l'obiettivo, mescolando troppi ingredienti senza farli amalgamare in maniera omogenea. E' come la maionese, che se non calibri bene gli ingredienti 'impazzisce',  il film all'inizio sembra sfuggirle di mano mettendo insieme tutte le tematiche (volutamente sopra le righe) che vuole raccontare in soli 96', per poi riprendersi alla grande quando si focalizza sulla verità dietro a quel glitch - facendo uscire Kyle e Lee dallo studio, rendendoli protagonisti di 'quella mattinata di un giorno da cani' - arrivando a immaginare a un finale che sa di utopia, dove si ottiene la verità e una giustizia per i veri Kyle che combattono ogni giorno per portare a casa la pagnotta. Giustizia che probabilmente nella vita reale non avverrà mai.

Voto: 7+

A.M.
Questo post nasce da una vera conversazione e collaborazione con MovieCamp
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