sabato 31 agosto 2013

MONNEZZA MOVIE: Natale a Rio




Titolo: Natale a Rio
Cast: Christian De Sica, Massimo Ghini, Michelle Hunziker.
Sceneggiatura: Neri ParentiMarco MartaniAlessandro BencivenniDomenico Saverni
Regia: Neri Parenti
Durata: 110'


Natale a Rio De Janeiro, tra equivoci, scambi di viaggio e di persona, bambole vodoo e tanto altro ancora...
Fabio (Fabio De Luigi) è uno sfigato. E' innamorato di Linda (Michelle Hunziker), una bionda scema che ha la voce e la dizione talmente urenda che quando parla la devono doppiare. 
Fabio passa il tempo al lavoro spiandola con una telecamera nascosta in un elicottero telecomandato. Il resto della giornata lavorativa la passa fissandola e cercando di importunarla, ma lei neanche se ne accorge. Quello che fa si chiama stalking, ma lui è innamorato neh.
Prova in tutti i modi per farsi notare, ma lei se la tira così tanto da spezzarsela che manco se ne accorge, anche perché lei si sbatte il capo. Dicasi fare carriera.
Piero (Ludovico Fremont) ha la evve moscia e con il suo amico Marco (Emanuele Propizio) tornano dall'accademia militare per le vacanze, peccato che il papà di Piero, Paolo (Christian De Sica) non si ricorda nemmeno come è fatto, tanto che tasta i gioielli all'amico scambiandolo per il pargolo. Cuore di papà. Palazzinaro allapadato e cafone, ma pur sempre un cuore de papà. Tanto da aver organizzato un viaggo per Rio per i cazzacci sua, e ora che  il figlio ce la tra i marroni, non sa come levarselo di torno. Sotto l'albero riceverà la tazza con la scritta "padre dell'anno".
Il papà di Marco, Mario (Massimo Ghini) invece è un integerrimo insegnante universitario che cita il latino nei discosi che fa molto figo intelletuale, e intanto si porta a letto le studentesse che la vendono per un 30 e lode. Trumbares por promozionem est.
Paolo e Mario amano così tanti i loro figli che danno a loro l'ok per la vacanza così se li son levati dalle balle. Così come hanno fatto le loro mammine cave, a Rio per far visita al tettaio. Poi vi lamentate che imbrattano i muri e si fanno di coca, eh?! .
Il professore ruba il biglietto per Rio al palazzinaro per partire con la studentessa mignotta, ma viene investita e lui, per amor proprio la lascia lì per terra esanime dopo aver chiamato il 118. Ora sì che si parte, Rio, arriviamo!
Intanto lo sfigato si fa i film in testa e pensa di chattare con la bionda doppiata, che lo prende per il culo via web leggendo un romanzo erotico. O almeno ci prova perché, non avendo mai preso in mano un libro, non sa da che verso prenderlo. Lui le risponde citando versi poetici di Moccia. Poverino, procurategli una escort, non può andare avanti così, fa un po' pena. 
Lo sfigato pensa di essere stato invitato dalla bionda doppiata per Rio, ma lei si è già imbarcata, con un altro e lui alla fine regge il moccolo. Dai, sei grande per fare queste figure di merda, se Meetic è ancora aperto prova a rimorchiare, che magari ti becchi  una che non ciula da un anno, eddai,  suvvia,  un po' di dignità. 
Dopo averci sbomballato i marroni con le loro storielle infime e inutili finalmente partono per Rio. Tutti insieme appassionatamente per Rio De Janeiro! Anche se pare Fregene. A parte la statua di Gesù Cristo, pare di stare in un resort dell'Alpitour.
I figlioli prodigi anche loro vanno di nascosto a Rio e si beccano per sbaglio la vacanza di lusso dei loro paparini, mentre loro si prendono la vacanza demmerda senza confort . 
I due giovani rampolli (di cui uno che ha perso la evve moscia per strada) vorrebbero rimorchiare abbestia, ma fanno il fatale errore di urlare "abbella"" alle belle del luogo, che vanno in bianco, massì, famose  riconoscere anche all'estero. 
Lo sfigato stalker invece va al villaggio vacanza (anche loro finiscono all'Alpitour all'Isola d'Elba, ma non diteglielo) e regge il moccolo e invece di farsi una del luogo preferisce fare il terzo incomodo. Peccato che la bionda doppiata venga cornificata, mentre sfigato se la gode, manco avesse avuto un orgasmo dopo un decennio. 
Tra equivoci dove lo sfigato e la bionda fingono di essere fidanzati per farla pagare al cornificatore, e la vacanza del palazzinaro e socio viaggia su gag a sfondo sessuale mediante cactus e finto copulare causato dalla bambola con la malanova/vodoo (così imparano a spiattellare il gatto, tiè), i pargoli si divertono alla facciazza loro. E vai con lo sganasciarsi dal ridere. Ma, come non ride nessuno? Ma se De Sica si è fatto togliere le spine del cactus dai cojoni proprio per noi, mentre il guardone che sembra Peter Griffin chiama la pula, non ridete? Che snob che siete, eh!
Tra equivoci più o meno chiariti,  nuove conquiste (lo sfigato si mette insieme alla bionda doppiata e diventa sfigata pure lei, mentre lui lo devono doppiare) trombate incrociate (la moglie di Mario si fa Paolo e la moglie di Paolo si fa Mario, capirai che trasgressione) e figure demmerda varie, i nostri eroi tornano a casa. Che poi, alla fine, lì a Rio erano tutti italiani, dove stavano i brasiliani? Qua pare Sabaudia e tra un po' spunta pure Totti con la moglie, il figlio e la figlia che c'ha il nome di un profumo.
Natale a Rio è una palla pazzesca. Qui non è questione di essere prevenuti sui cinepanettoni, ma è proprio una palla. Ma di quelle pesanti.
Se Neri Parenti dopo la dipartita cinematografica di Massimo Boldi cambia registro facendo cadere almeno l'85% delle volgarità, cercando di imbastire una storia con degli equivoci che dovrebbero suscitare ilarità, il film, al di là delle meravigliose immagini di Rio De Janeiro, anche se Rio viene mostrata un nano secondo, non offre un granché. E se le gag caciarone vengono circoscritte sulle aree scroto/pacco/culo a cui Christian De Sica si offre di recitarle con consumato mestiere, non fanno ridere.
La prima risata avviene dopo ben un'ora di film, e a farla non sono loro, ma un gatto spiaccicato rianimato con l'elio di un palloncino. La seconda avviene invece alla fine, con le bambole vodoo con il matitone nel culo per farle diventare marionette. Facevano prima a far "recitare" solo loro, e le lacrime agli occhi dal ridere sarebbero sgorgate sui vostri volti. Ve lo giuro!!!
Orfani di Massimo Boldi, che di volgarità se ne intendeva, la nuova coppia formata da Massimo Ghini e Christian De Sica funziona poco, anche perché il ruolo del cazzaro spetta tutto a quest'ultimo. 
Probabilmente il fatto di voler limitare le volgarità di facile digestione puntando più sulle gag e gli equivoci, rende il "prodotto" cinepanettone ugualmente difficile da mandare giù, anche perché il film, che dovrebbe fare una satira sull'italiano cafone e arricchito, non ha una solida base di commedia all'italiana alla spalle. E così il film diventa una pizza, una palla, un'asperità, una bega, una seccatura, un rompimento, un tedio, una noia: Sì insomma, una rottura de cojoni. 
Viene da rimpiangere la sciata sul cesso di Massimo Boldi in un Natale in montagna chissà dove. 

Voto: 3,5
A.M.


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