venerdì 28 febbraio 2014

LEZIONE DI CINEMA: Introduzione


Cinematografo: deriva dalla parola francese cinématographe, coniata dai fratelli Lumière e significa letteralmente "scritto in movimento".
Generalmente viene inteso come l'arte e il processo di catturare le immagini mediante una camera per il cinema.

Momento! Così è noioso!

Messa così una lezione di cinema fatta di pure nozioni è estremamente noioso. Però. Beh, c'è un però. Perché la teoria del cinema è così importate? Perché senza una conoscenza del passato, o meglio, delle origini, non possiamo capire il presente, non possiamo capire come si gira un film, la sua fotografia, il montaggio, come si è evoluto il suo linguaggio nel corso di un secolo. 
Eh già, il cinema mica è così "giovincello", infatti ha trovato l'elisir dell'eterna giovinezza nel rinnovamento, grazie alla sua immensa capacità di reinventarsi.
La nuova rubrica di Director's cult Lezione di cinema cercherà di non fare una pizza di lezione, ma di scoprire come si è evoluta la settima arte, facendo continui riferimenti tra passato e futuro, scoprendo così che il "vecchio" non è stato completamente abbandonato dal "nuovo" che avanza.
A ogni lezione "chi parteciperà" potrà dare nei commenti dei consigli su cosa vorrebbe sapere o in che modo renderlo ancora più interessante.
Vi ho convinti?

giovedì 27 febbraio 2014

MONNEZZA MOVIE: Il mio grosso grasso matrimonio greco



Titolo: Il mio grosso grasso matrimonio greco
Titolo originale: My big fat greek wedding
USA, 2002
Cast: Nia Vardalos, John Corbett, Lainie Kazan
Sceneggiatura: Nia Vardalos
Regia: Joel Zwick
Durata: 91'


Toula (Nia Vardalos) è una trentenne brutta, sfatta e soprattutto, onta delle onte per lei, che vuole fare l'ammerigana nata in terra ammerigana è di origine  greca.
Tù vo' fa  l'ammericana, 'mericana, 'mericana, ma il tuo babbo l'è grechì...!!!
Per essere così brutta, sfatta e greca, Tula ogni mattina indossa i seguenti cliché: capello unto, occhiali (eccerto, si sa che le donne che portano gli occhiali sono dei cessi conclamati, no?), vestiti color smerdino, e gonne large e lunghe che manco mia nonna le voleva indossare.
Il padre di Tula (si pronuncia Ciùla) le dice che si deve sposare, ma che sembra una vecchia. Bravo babbo incentiva la sua autostima. Però come dargli torto? Mia nonna ha 93 anni e pare più giovane di lei!
Il babbo di Tcìula inoltre è convinto che ogni parola abbia origine dal greco antico. Eccerto, i latini passavano le giornate a grattarsi i coglioni, vero?
Ma scopriamo l'etimologia del nome Tcìula, nome di origine non greca, bensì milanés:
Ciùla in dialetto milanese significa pirla. Pirla è un termine in uso in molti dialetti di area lombarda ed emiliana (e in particolare nel dialetto milanese), in origine significante trottola (da cui anche il verbo pirlare, cioè gironzolare senza scopo) e poi passato a indicare l'organo sessuale maschile. Attualmente il lemma è utilizzato anche come insulto, con la connotazione di "stupido".
Con un nome così, Tciùla non può sentirsi greca! Lei è lumbard! ammerigana!
La sua famiglia è talmente integrata in America che: parla in greco, ha la casa che prende ispirazione dal Partenone, gestisce un ristorante greco, mandano Tciùla alla scuola greca per imparare il greco, mangiano cibo greco (le danno la mussaka a pranzo tutti i giorni, e te credo che sei chiatta a 6 anni), hanno nomi lumbard greci, sulla porta del garage c'è dipinta la bandiera greca, sua sorella è sposata con uno di origine greca e i loro figli mangiano tutti i giorni il ris gialdgli involtini di vite greci. Questa sì che è integrazione!
Ma Tciùla, la ragazzina dal nome lumbard greco non ci sta e vuole farela lùmbard, l'ammerigana, perché lei è ammerigana! Col nome da lumbard.
Tciùla così si ritrova zitella e ne ha le palle piene di lavorare al ristorante Dancing Cumenda Zorba di papà e mammà (va sta spitinfia!) 2 e sogna di andare al college per imparare a usare il computer, così potrà usare Facebook, Twitter e Whatsapp e sentirsi come le altre ragazze made in USA.
Oh vita, vita straca 3, la pora tusa 4 vede tutto nero, l'a malerba l'è quèla che cress püssee!5
Un giorno al ristorante dove lavora, solo perché è figlia dei proprietari e non per reali capacità né manageriali, né per eccellenti doti in customer service, incontra l'uomo della sua vita: Ian (John Corbett) e se ne innamora istantaneamente. Come le zuppe della Knorr, basta metterci un po' di acqua che è subito pronta.
Ian l'americano però non la degna di uno sguardo perché portando gli occhiali è una bruttona conclamata, quindi esige la trasformazione (cioè senza gli occhiali) altrimenti non la caga di striscio.
Tciùla inoltre vorrebbe studiare, ma il babbo la vorrebbe maritare. Oh povera Tciùla! La mamma che ne sa una più del Bertoldo fà sout 6 e gli fa un bùs del cul isncì 7 a suo marito, così  riesce a convincerlo, e Tciùla si può iscrivere al college.
In meno di venti-minuti-venti, Tciùla si disciùla, 8 e diventa una figacciona, seguendo il manuale che ha comprato alla fiera dei cliché:1) via gli occhiali! 2) Via il mocio in testa e vai di messa in piega 3) trucco da putanùn 4) gonna della nonna.
E vabbé mica si possono fare i miracoli, per togliere la gonna ci vuole del tempo!
In meno di due lezioni ha già imparato a taggare le persone e può già lavorare. 
Così va a lavorare dalla zia (e mica poteva mandare i CV come tutti i cristiani, no?) e incontra di nuovo Ian, che stavolta la guarda e se ne innamora pure lui. Ma dai, che caso, proprio ora che si è conciata come si deve, che caso! 
Tciùla e Ian si vedono di nascosto, perché Tciùla ha solo 30 anni e non deve far sapere a papà e  mammà che esce con il tipo, perché apriti cielo, è americano! Non paga, Ian se la vorrebbe ciulare,9 ma Tciùla gli fa dare giusto un'annusata, si devono sposare prima! Però le ragnatele le pesano, così lei dopo vari tentennamenti gliela da buttandosi a pesce su di lui, manco fosse un match di wrestling. Ormai l'è na' svergognata, urge matrimonio riparatore!
Lui chiede la mano al suo babbo e gli da picche. Lei conosce i genitori di lui e la vedono come una robbosa.10
Questo matrimonio non s'ha daffare! 
Ma alla fine questa pòra tusa la vogliamo lasciare zitella a vita? Chi se la piglia? Allora vai di matrimonio lumbàrd  e vai di polenta e bruscìtt festa greca con agnello e mussaka, con i genitori di Ian schifati che s'ambriacano e i parenti di lei che urlano "ueppa" un dos très Maria tutto il tempo e si finisce  con la buca l'è minga straca se la sa nò de vaca. 11
Finalmente arriva il fatidico giorno e lei cunscià 12 come una bomboniera dice il fatidico sì, tutti si vogliono bene e lei finalmente può gridare ai quattro venti che è lombarda ammerigana e vaffanculo alla Grecia che è pure in bancarotta, qua in America stiamo bene tiè, vai a ciapà in del lisca!13
Il mio grosso grasso matrimonio lombardo greco è un film che vorrebbe offrire una delucidazione su come vivono i figli degli immigrati in America, possibilmente vergognandosi delle proprie origini. E per farlo Nia Vardalos, canadese di origine greca, ha preso tutti i luoghi comuni per infarcire una commedia sciapa come la pasta al burro. Un po' come vedono gli italiani sulla scia pizza, mamma e mandolino e il Padrino.
La storia d'ammore tra Ian e Tula dovrebbe essere il ponte per superare le difficoltà culturali carica di verve e simpatia non funziona, e se la protagonista interpretata dalla Vardalos è simpatica quanto un rovo nel culo, il film è poco divertente, facendo passare i greci per dei mangia feta chiassosi, con un gusto di merda nel vestire e parecchio minchioni. 
Si salva il personaggio del babbo di Toula, greco doc, per il resto è noia e come commedia non fa proprio ridere, nonostante "finissime" gag studiate ad hoc. Mistero la nomination agli Oscar per la migliore sceneggiatura, evidentemente i membri della giuria dell'Academy oltre a non capire una beneamata minchia, sono convinti di aver assaggiato un po' di cultura greca, che pare venga rispettata solo nel momento religioso, ovvero il battesimo di Ian alla chiesa ortodossa e il matrimonio. Ma ne siamo veramente sicuri? Per assaggiarne un po', andate a comprare un po' di feta al supermercato, va là!
Alla fiera dei cliché non manca niente. O meglio sì, manca qualcosa: originalità e voglia di approfondire realmente una cultura diversa da quella yankee. 
Voto: 2,5


Dizionario Lùmbard-Italiano
1) Ris giald= risotto allo zafferano/milanese
2) Spitinfia= schizzinosa
3) Straca= stanca
4) Tusa= ragazza
5)La malerba l'è quèla che cress püssee = visione pessimista della vita, son più le cose cattive che le buone
6)fà sout= litigano
7) bùs del cul isncì= "un culo tanto così"
8) disciula= si da una mossa/si sveglia
9) ciulare= s**pare
10) robbosa= pezzente
11)La buca l'è minga straca se la sa nò de vaca=un pranzo deve finire con il formaggio
12) cunscià=conciata
13) Va a ciapà in del lisca= vai a prenderlo in c*lo

IL CIRCOLO DI CUCITO: Megan Fox mamma "illuminata"



Megan Fox è diventata mamma per la seconda volta il 12 febbraio, e ora ha rivelato il nome del suo bambino: Bodhi Ransom, nome tra il buddista e l'omaggio al Patrcik Swazie di Point Break.
Nel buddismo infatti Bodhi significa "illuminato".
Sposata con David Austin Green dal 2010, la coppia ha regalato un fratellino al piccolo Noah Shannon, nato nel settembre del 2012.
Megan Fox ha ammesso che la seconda gravidanza è stata molto faticosa, sia perché doveva badare al piccolo Noah che aveva solo un anno, sia perché la gravidanza è capitata proprio quando stava girando Ninja Turtles, la versione cinematografica del celebre cartoon. Fox interpreta il ruolo di April O'Neill, la detective che collabora con le tartarughe ninja.
Congratulazioni mamma bis!

mercoledì 26 febbraio 2014

FILMOGRAFIA: Chiwetel Ejiofor



NOME: Chiwetel Ejiofor
ALL'ANAGRAFE: Chiwetel Ejiofor
DATA DI NASCITA: 10/06/1977
LUOGO DI NASCITA: Forest Gate, Londra, Inghilterra, Regno Unito
PROFESSIONE: Attore






ATTORE:


(2015) Triple Nine -
(2015) Z for Zachariah - Loomis
(2013) Half of a Yellow Sun - Odenigbo
(2013) 12 anni schiavo - Solomon Northup
(2013) Savannah - Christmas Moultrie
(2013) Phil Spector (Film Tv) - Mock Prosecutor
(2013) Dancing on the Edge (Serie Tv) - Louis
(2011) The Shadow Line (Serie Tv) - Jonah Gabriel
(2010) Salt - Peabody
(2009) 2012 - Adrian Helmsley
(2009) Masterpiece Contemporary (Episodio Tv: "Endgame") -
(2009) Endgame - Thabo Mbeki
(2008) Redbelt - Mike Terry
(2007) American Gangster - Huey Lucas
(2007) Parla con me - Dewey Hughes
(2006) Tsunami - Il giorno dopo (Film Tv) - Ian Carter
(2006) I figli degli uomini - Luke
(2006) Inside Man - Detective Bill Mitchell
(2005) Kinky Boots - Decisamente diversi - Lola
(2005) Doppia ipotesi per un delitto - Ty Trippin
(2005) Serenity -
(2005) Four Brothers - Quattro fratelli - Victor Sweet
(2004) Melinda e Melinda - Ellis Moonsong
(2004) Red Dust - Alex Mpondo
(2004) Lei mi odia - Frank Wills
(2003) Canterbury Tales (Episodio Tv: "The Knight's Tale") - Paul
(2003) Love Actually - L'amore davvero - Peter
(2003) 3 Blind Mice - Mark Hayward
(2003) Twelfth Night, or What You Will - Orsino
(2003) Trust (Serie Tv) - Ashley Carter
(2002) Piccoli affari sporchi - Okwe
(2001) Murder in Mind (Episodio Tv: "Teacher") - DS McCorkindale
(2001) My Friend Soweto - Soweto
(2001) Mind Games (Film Tv) - Tyler Arnold
(2000) It Was an Accident - Nicky Burkett
(1999) G.M.T. - Giovani musicisti di talento - Rix
(1997) Amistad - Ensign Covey
(1996) Viaggio mortale (Film Tv) - Ebow

martedì 25 febbraio 2014

CULT MOVIE: Sabrina

Titolo: Sabrina
id., USA 1954
Cast: Audrey Hepburn, Humphrey Bogart, William Holden
Sceneggiatura: Samuel A. Taylor, Billy Wilder, Ernest Lehman
Produzione: Paramount Pictures
Regia: Billy Wilder
Durata: 100'

Sabrina Fairchild (Audrey Hepburn) è la figlia dell'autista della famiglia Larrabee, ricca famiglia di Long Island. Da sempre innamorata di David (William Holden), igiovane rampollo scapestrato, passa le serate spiando le sontuose feste organizzate nella villa, sperando un giorno di farne parte e ballare con David. spiando è una fanciulla timida è un po’ goffa, parte a malincuore per Parigi per studiare cucina.
 Sabrina parte per frequentare una scuola di cucina e se all’inizio è ancora persa nei suoi pensieri per via di David, dopo qualche tempo ricomincia a vivere e il brutto anatroccolo si trasforma in uno splendido cigno. Tornata a casa, David non la riconosce e perde la testa per lei, ma sta per sposarsi per la quarta volta e Larry (Humprey Bogart) teme che il suo mancato matrimonio comprometta i suoi affari. Così architetta un piano per poter far partire nuovamente Sabrina per Parigi. 
Sabrina è il decimo film del cineasta Billy Wilder. Partita come una fiaba narrata dalla protagonista, Wilder abbandona per un attimo il suo feroce sarcasmo e il suo cinismo per confezionare una sophisticated comedy elegante e romantica. 
Un po’ brutto anatraccolo, un po’ Cenerentola, Sabrina è l’ultima romantica in una società, quella del capitalismo, che considera il matrimonio tra un’esponente della lower class e un esponente della high society come le “azioni dei sovversivi e assassini”. 
Wilder dosa sapientemente la purezza del personaggio interpretato splendidamente da Audrey Hepburn con il cinismo del potere del dio dollaro. Sabrina sogna di vivere il suo amore con il viziato e scapestrato David e non è interessata al suo status sociale. Ma la realtà non da spazio ai sentimentalismi e Wilder ce lo ricorda concentrando la sua “anima cinica” sui personaggi della servitù in particolare con il personaggio di Thomas Fairchild, il padre di Sabrina. 
Sabrina sogna e ha la testa tra le nuvole, ma  il padre Thomas ha i piedi ben piantati per terra e ricorda che ognuno deve rimanere al proprio posto (suddividendo le classi sociali fra un sedile anteriore, uno posteriore diviso da un finestrino, affermando che puoi mescolarti tra i facoltosi, ma alla fine devi pur sempre ritornare al “tuo posto”). 
Sabrina è una ragazza dai sentimenti un po’ retrò ma allo stesso tempo moderna: se ne infischia delle leggi sociali e nel corso della sua favola si trasforma da ragazza impacciata figlia di un’autista, in una signora di classe grazie alla “cura parigina”, creando una sorta di spartiacque tra le due classi sociali. Wilder sovverte i principi classici della favola: mette in un angolo il principe azzurro incarnato da David, playboy pluri divorziato e fa innamorare la sua eroina del maturo e saggio Larry. 
Larry incarna il tipico capitalista che proviene dal New Deal voluto da Roosevelt, sposato con il lavoro e di romantico non ha proprio nulla e in nome degli affari si prodiga nel sabotare l’amore tra la bella fanciulla e il fratello che deve ancora crescere. 
Ma sotto la patina di uomo duro si nasconde una persona cara che alla fine si scioglie di fronte all’innocenza ancora intatta di Sabrina. 
Sabrina è un gioiellino senza tempo, e Billy Wilder dimostra di saper confezionare un gioiellino della commedia sofisticata, ma con un pizzico di cattiveria e caustico tipico del suo stile.

Voto: 10

lunedì 24 febbraio 2014

GOODBYE: Addio ad Harold Ramis


Mese orribile questo febbraio: dopo la scomparsa Maximilian Schell e di Philip Seymour Hoffman, oggi è venuto a mancare  il regista e attore Harold Ramis, per le complicazioni di una vasculite autoimmune, malattia rara che lo aveva colpito 4 anni fa.
Nato a Chicago il 21 novembre del 1944, Ramis fu protagonista della scena comica statunitense verso la fine del 1978, quando firmò la sceneggiatura del cult movie Animal House (1978) diretto da John Landis.
Nel 1981 iniziò la collaborazione con il regista Ivan Reitman, firmando la sceneggiatura di Stripes-Un plotone di svitati, ma soprattutto recitò in un altro film destinato a diventare di culto: The Ghostbusters-Acchiappafantansmi, sempre diretto da Reitman, dove interpretò il dottor Egon Spengler. Ritornò a vestire i panni di Spengler nel seguito Ghostbuster II (1989).
Nel 1987 aveva avuto un ruolo in Baby Boom, protagonista una Diane Keaton in carriera che si trova mamma suo malgrado dopo la scomparsa improvvisa della sorella, che le lascia in "eredità" la nipotina. La carriera di attore fu alternata dalla carriera come regista: nel 1980 debuttò nella regia con Palla da golf, interpretato da Bill Murray, che ritroverà poi in Ghostbusters e che dirigerà negli anni Novanta nello spassoso Ricomincio da capo (1993), dove il cinico Murray è costretto a rivivere all'infinito il "giorno della marmotta" (Groundhoog Day, come recita il titolo originale della pellicola).
Nel 1983 aveva diretto Chavy Chase, altro comico di punta della scena americana in National Lampoon's Vacation, delirante vacanza on the road dove accadono tragicomiche peripezie per arrivare al parco di divertimenti Walley World. 
Nel 1993 fu la volta di Ricomincio da capo, mentre nel 1996 "clona" Michael Keaton in Mi sdoppio in 4, storia di un uomo di famiglia che decide di clonarsi per poter gestire meglio gli impegni lavorativi con quelli familiari, ma si ritrova nei guai con 3 svitate versioni di sé stesso.
Nel 1998 aveva diretto Robert De Niro e Billy Crystal in Terapia e pallottole, dove De Niro fa la parodia del boss scorsesiano alle prese con attacchi di panico. La coppia tornerà nel  meno fortunato sequel, Un boss sotto stress.
Nel 2006 era tornato a recitare nel remake de L'ultimo bacio di Gabriele Muccino, The Last Kiss, mentre nel 2007 aveva recitato in un piccolo ruolo in Molto incinta, film che ha lanciato il nuovo astro comico Judd Apatow.
L'ultima regia risale al 2009 con Anno uno, con Jack Black e Michael Cera, coppia di cavernicoli imbranati impegnati in un viaggio on the road biblico.
Addio icona degli anni Ottanta!

SE DICO CINEMA...


Il mio blog Director's cult ha aperto i battenti nel lontano 2010, ma solo recentemente sono uscita dal guscio telematico e sono entrata in contatto con altri appassionati della settima arte, che, con i loro blog, mi hanno aperto una finestra sul mondo del cinema, confrontandoci, commentando, leggendo i post, e soprattutto collaborando insieme, creando una community virtuale pazza e scatenata.

Questa volta l'idea parte da Valentina Orsini, bloggher di Criticissimente che ha aperto una riflessione sul cinema: 

Ne parliamo tutti i giorni, fracassando le balle a mezzo mondo, non per forza cinefilo. Ci scanniamo, difendiamo i nostri eroi, dando vita a discussioni che...manco Freud. Ma alla fine nessuno ancora ha spiegato un dettaglio, il più complesso forse. 'Sto cinema, ma che sarà mai? Cosa significa. Cosa vi dà. Cosa rappresenta. 
Dunque, "Se dico cinema..."
Se dico cinema... Dico un universo fatto di sogni, di sentimenti, un macrocosmo che ti prende e ti porta via dal mondo reale per 120' circa, estraniandoti dalla realtà.

Se dico cinema... Dico un appuntamento al buio, io e una storia raccontata in immagini, con personaggi che prendono vita e mi parlano indirettamente, facendomi una sorpresa fatta di gioia, lacrime, risate, spavento, o riflessioni su piccole cose quotidiane apparentemente banali, ma che diventano in questo affascinante tete à tete particolari e ricche di sfumature.

Se dico cinema... Dico grazie per avermi fatto scivolare via i momenti di solitudine, per aver arricchito le mie giornate intrise di noia, per avermi fatto stare bene, per avermi fatto stare male (perché lo sai, a volte, per quanto tu sia meravigliosa, oh magnifica macchina del cinema, sei imperfetta anche tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti), rendendo un paio di ore della mia vita semplicemente speciali.

Se dico cinema... Dico fame di storie, di conoscenza, volere entrare in un mondo fatto di storie immaginarie, ma che attingono alla realtà, o di storie realmente accadute, con una persona realmente vissuta che prende una, dieci, cento volti diversi, informandomi meglio di un capitolo di storia, rendendomi curiosa, alimentando la mia voracità di sapere e conoscere meglio ciò che un film mi ha mostrato solo in minima parte (ma pur sempre efficace).

Se dico cinema... Dico grazie per avermi fatto vivere in un'epoca diversa, grazie per avermi fatto capire meglio la società nella sua evoluzione (o involuzione), mettendomi in connessione con fatti, eventi, persone, immergendomi in posti meravigliosi che forse non vedrò mai, facendomi sognare con fantastici soggiorni a Parigi, New York, Tokyo.

Se dico cinema... Dico la voglia di mettermi a scrivere prendendo un film, analizzandolo per capire il perché e il per come di un film, cercando di cogliere il punto di vista di chi l'ha realizzato, ma coniugandolo con il mio punto di vista, facendomi riflettere su un'opera e cercando di esprimere ciò che mi ha suscitato vedendolo.

Se dico cinema... Dico grazie per avermi fatto innamorare di te. Ti amo cinema!




domenica 23 febbraio 2014

SPOT REVIEW - Coco Mademoiselle




Titolo: Coco Mademoiselle.
Testimonial: Keira Knightley.
Musica: Love - Joss Stone.
Regia: Joe Wright.


Nella splendida città di Parigi, in un appartamento in Rue Cambon 31, una donna (Keira Knightley) rientra nella sua stanza, butta il cappello a bombetta sul tavolo, si toglie la camicia lasciandola cadere per terra e indossa un elegante abito da sera rosso.
Mentre si veste prende il suo profumo, ne mette due gocce, esce e porta con sé la boccetta. Arrivata all'appuntamento si avvicina al suo uomo, agita il profumo che aveva nascosto dietro la schiena e con fare scherzoso mette una goccia sul suo collo, poi corre una lunga scalinata , esce e si immerge nel cuore della città francese.
La fanciulla elegante e leggiadra è Keira Knightley, testimonial di Coco Mademoiselle, una fragranza studiata appositamente per un target giovanile.
Gioco di specchi, immagini in bianco e nero della bella attrice inglese creano un'atmosfera glamour, fresca e sensuale, per una ragazza elegante, ma allo stesso tempo dinamica, elegante, moderna ed estremamente femminile. Keira Knightley è una testimonial perfetta, sofisticata sensuale e sbarazzina, in linea con il profumo creato da Karl Lagerfield.
Lo spot è diretto da Joe Wright autore di Pride and Prejudice e Atonetment (Espiazione) entrambi recitati da Knightley. La colonna sonora è firmata da Joss Stone, che propone una cover di Love di Nat King Cole.

venerdì 21 febbraio 2014

MUSIC REVIEW: Evil Eye - Franz Ferdinand

 
 
Titolo: Evil Eye
Band: Franz Ferdinand
Regia: Diane Martel
Durata: 3'09''
 
Un urlo spaventoso apre le danze del macabro microcosmo splatter di Alex Kapranos e la sua band, i Franz Ferdinand.
Alex e soci suonano tranquillamente mentre un corpo galleggia indisturbato in una piscina insieme a un bulbo oculare. Ma c'è di più: nella villa "degli orrori" viene ospitato un ostaggio murato vivo, una fanciulla dalla mano mozzata che sprizza sangue allegramente, teste che rotolano e carne in putrefazione.
Ce n'è per tutti: l'accetta che taglia le teste, le braccia e la gola dei malcapitati di turno, sangue che schizza sulle pareti e macchia i quadri e ospiti davvero interessanti: una mummia che fa da compagnia a Mr. Kapranos, un cannibale, un uomo con tre gambe, una donna parecchio fuori di testa che accoltella energicamente la vittima di turno fino a farsi schizzare il sangue sulla faccia, e una donna sudaticcia che prepara pop corn ripieni di vermi. Special guest: un signore panciuto che ha "mangiato" Kapranos, e che ci delizia con una grattata del didietro e le dita del naso sapientemente leccate.
Evil Eye è l'ultimo video della band britannica dei Franz Ferdinand, ed è diretto da Diane Martel, autrice della doppietta Blurred Lines di Robins Thicke e We Can't Stop di Miley Cyrus.
Con un collage di immagini non legate tra di loro, ma accomunate dallo stesso schifoso effetto, Diane Martel fa un omaggio al grande Lucio Fulci (che di teste mozzate se ne intendeva) e al cinema horror considerato di serie B, prendendo tutti i cliché e gli effetti (o meglio, effettacci) volutamente splatters fatto di gambe mozzate, sangue che schizza, vomito, lingue che camminano, denti estratti, occhi che escono dalle orbite e molto altro. Tutto molto grand grugnol, tutto volutamente schifoso, e i Franz Ferdinand si prestano divertiti all'operazione. 
Il tocco in più ce lo regala il fascinoso Kapranos, che per l'occasione sfoggia un paio di baffetti alla Vincent Price, (che rinuncia alla sua ormai mitica frangetta per un'acconciatura rockabilly, creando un look altrettanto weird  che renderebbe orgoglioso John Waters), che si sposa alla perfezione con lo spirito del video.
Evil Eye è un video che "schizza" sense of humor e la visione è caldamente consigliata a stomaco vuoto per i più delicati e facilmente impressionabili.
 

mercoledì 19 febbraio 2014

TRIBUTO A PHILIP SEYMOUR HOFFMAN: E alla fine arriva Polly

Oggi Director’s cult e gli altri cinebloggers scrivono un day speciale: un omaggio al grandissimo Philip Seymour Hoffman, recentemente scomparso il 02 febbraio. Hoffman in meno di 20 anni ha lasciato una impronta di gran valore nel cinema, riuscendo a emergere anche in piccoli ruoli, smarcandosi dal ruolo di caratterista (Il grande Lebowsky, Sidney), prendendo pian piano spazio fino a ha vincere un Oscar per il ruolo di Truman Capote (A sangue freddo). Ha saputo tenere testa a Meryl Streep (Il dubbio), è stato l'attore feticcio di Paul Thomas Anderson (Boogie Nights, Magnolia), alternando film d’autore (The Master) a pellicole commerciali (Mission Impossible III). Director’s cult inizialmente voleva dedicargli la recensione di La guerra di Charlie Wilson (nomination agli Oscar), ma ha preferito omaggiare la sua capacità di fare la differenza anche in una commedia leggera come … E alla fine arriva Polly, cucita su misura su Ben Stiller e Jennifer Aniston, dove Hoffman era una maschera comica divertente e sopra le righe, dimostrando che ormai poteva permettersi di fare tutto alla perfezione.
 
 
Ciao Philip Seymour Hoffman.

 
 
 
 
 
Titolo: ... E alla fine arriva Polly
Titolo originale: Along Came Polly
Cast: Ben Stiller, Jennifer Aniston, Philip Seymour Hoffman.
Sceneggiatura: John Hamburg.
Regia: John Hamburg.
Durata: 90'
 
 
Rueben Feffer è un analista di rischi (Ben Stiller) e pensa che la sua vita non abbia nessun problema, totalmente progettata al millimetro. Convola a nozze con la rossa Lisa (Debra Messing) ma le sue certezze crollano quando viene tradito il primo giorno di nozze dalla consorte con il maestro francese di sub (Hank Azaria). Tornato a New York cerca di reagire cominciando a frequentare Polly Prince (Jennifer Aniston) sua compagna ai tempi delle medie. Il suo migliore amico Sandy (Philip Seymour Hoffman) cerca di metterlo in guardia nel lanciarsi in un una nuova relazione, ma Rueben scoprirà a sue spese che lui e Polly sono come il giorno e la notte.
Gli opposti si attraggono? A quanto pare in …E alla fine arriva Polly sì. Rueben Feffer per lavoro analizza i rischi, e ha trasferito il suo metodo di lavoro anche nella vita privata. E’ metodico in tutto, analizzando la propria esistenza su possibili errori che si possono evitare, in nome dell'ordine e della tranquillità.
Pensa di avere tutto sotto controllo, ma appena esce dallo Stato di New York, dal suo “territorio”, tutto cambia, quando la neo moglie lo tradisce inaspettatamente.  E il suo castello di perfezione crolla.
Polly Prince è un’aspirante scrittrice e vive alla giornata, lavora come cameriera, ha uno stile di vita naif e ha un furetto cieco che ormai sbatte in ogni angolo della casa e trova sia interessante un tipo così quadrato come Rueben.
Ma come mai un perfettino come Rueben si avvicina a una svitata come Polly? Perché Rueben parte dal presupposto che sia la Polly Prince delle medie, un asso della matematica e attiva frequentatrice del club degli scacchi. Pensando che non sia cambiata di una virgola, la corteggia, cercando in lei il perfetto chiodo schiaccia chiodo per dimenticare la moglie fedifraga. Il suo migliore amico, Sandy, attore di un solo film e in perenne ricerca di successo riesce a capire solo osservando un tatoo sulla schiena di Polly la rende diversa da come la si dipinge, ma Rueben non da retta, guarda solo le “statistiche” di un “elemento” di 20 anni prima e sa di non sbagliare. Ma si sbaglia di grosso e comincerà a capirlo sulla propria pelle, tra mille disavventure. Rueben, uomo che vede tutto bianco o nero, comincerà a vedere una sfumatura grazie a Polly.
Polly infatti è una donna scapestrata e senza un lavoro fisso, ma è piena di vita, si diverte a ballare la salsa con il suo migliore amico gay, adora il cibo etnico e soprattutto non fa programmi, vive alla giornata. E se Rueben la vuole conquistare, dopo un inizio disastroso, deve mettere da parte le analisi e mettersi in gioco, arrivando a devastanti esperienze culinarie (non ha il coraggio di dirle che non tollera il cibo piccante), prenderà lezioni di salsa e soprattutto comincerà a godersi la vita, e quando tutto sembra andare verso i binari giusti, ovvero la conquista della bella indomita, c’è l’ennesimo “colpo di scena”, ovvero nuovamente l’elemento non previsto che disturba la vita  progettata-anche se con brio- di Rueben: il ritorno della moglie Lisa.
“Mai dare niente per scontato”, poiché la vita ti riserva delle sorprese. E ce n’è per tutti i protagonisti: Rueben pensa erroneamente di aver trovato l’amore della sua vita in Lisa e una vita perfetta e senza sbavature.
Polly sembrava destinata a una vita brillante e di successo e invece vive senza prospettive cercando in parte nuove avventure, in parte un modo per fuggire dai problemi della vita.
Sandy pensava di aver agguantato il successo e invece si ritrova a mal gestire il suo ego che mal si concilia con una scalcinata versione di Jesus Christ Super Star.
Ognuno dei tre personaggi troverà la sua strada, e le gag politically incorrect non mancano tra una partita di basket “sudaticcia”, disavventure alla toilet per via della gastrite, e inaspettati ritorni. Tutto lo schema perfetto di Rueben ogni volta viene sconvolto, e alla fine imparerà anche lui a vivere senza il controllo ossessivo di tutto. Ovviamente il lieto fine non manca, e la morale è che nella vita niente è sicuro.
Cucito su misura per Ben Stiller e Jennifer Aniston, non sfigurano i comprimari che comprendono uno spassoso Alec Baldwin nel ruolo del capo di Reuben, e soprattutto lui, Philip Seymour Hoffman, che è stato capace di passare con disinvoltura dalle performance drammatiche di Magnolia e La 25esima ora, a questo film di fattura di "grana grossa" decisamente commerciale, riuscendo a rubare la scena a Stiller con gag comiche al limite del “pecoreccio”, regalando spassosi momenti come nella scena della partita di basket e il musical dove si ostina a voler recitare sia Gesù che Giuda; riuscendo a conferire il giusto ego e volgarità a un attore famoso per un solo film.
La bravura di Hoffman era tale che poteva permettersi tutto, riuscendo a lasciare la sua impronta in ruoli da caratterista o più commerciali come questo film, sorprendendo di continuo, infatti l’anno dopo avrebbe vinto l’Oscar per A sangue freddo.
…E alla fine arriva Polly è una commedia leggera e senza pretese che scorre piacevolmente per 90’ minuti circa, perfetta per una serata in relax.

Voto: 6+

Hanno collaborato:

Il Bollalmanacco

In Central Perk

White Russian

Viaggiando Meno

Non c'è Paragone

Cinquecento Film Insieme

Pensieri Cannibali

Montecristo

50/50

Scrivenny 2.0

Combinazione Casuale
 

martedì 18 febbraio 2014

GIOCO: Le canzoni vergogna



Pensieri Cannibali ha fatto un altro giochino e questa volta dopo aver cosparso il capo di cenere con i film vergona, tocca con le canzoni. Cazz' centra la musica Director's? Beh, la musica fa parte di un film, e ogni tanto ci stanno le review musicali, zo' vuoi botte?
Premessa: Director's cult si smarona un po' a scrivere recensioni delle soundtrack, ma ama la musica e infatti il suo cantante preferito è Rufus Wainwright, sì quello che va a cantare a Sanremo e i papa boys lo hanno definito blasfemo e quindi Sanremo va boicottato. Ma anche se non ci fosse stato lui, andrebbe boicottato solo perché Arisa propone una nuova canzone e Ligabue è osceno quanto Gay Messiah di Rufus, ma tant'è, chissene, qui si parla del mio sputtanamento musicale!
Ma al di là del fatto che i papa boys non capiscono una ceppa, la Director's infatti tiene l'anima: frociarola con Rufus Wainwright e sua sorella Martha, folkettona essendo una grande fan di Laura Nyro, l'immenso Nick Drake, David Bowie e ama alla follia Desire di Bob Dylan, alternative con Beck, british/mod con Paul Weller, hip-hop con i Beastie Boys, rockeggiante con Janis Joplin, Lenny Kravitz e Jeff Buckley e r'n'b con Prince. Questi sono i ciddì che tiene in casa la Director's. Ecco, più o meno il culo me lo sono parato. 
Però nel suo I-pod tiene o' quarto secreto di Fatima: le canzoni emm'erda. Quindi venghino siore e siori allo sputtanamento musicale di Director's cult!
O'ppa in monnezza style!
 
 
 Modello sono fan di J-Lo a mia insaputa
Ain't it funny - Jennifer Lopez (remix version)
J-lo strikes again! Sta a vedere che mi piace Jennifer Lopez a mia insaputa. Un po' come quei politici che non si accorgono di comprare case a cifre ridicole o vanno a mignotte con ragazzine spacciate per adulte senza accorgersene. Ecco, mi sa che è così. Già faceva parte della classifica dei film vergogna, non manca neanche qui perché la culona multitasking canta pure. E nel mio I-pod non manca mai questa versione remixata (la versione originale fa immensamente cacare) di Ain't it funny. Ascolto J-lo. Ecco, non è divertente. Finirò per comprarmi la sua tuta di ciniglia fatta per la Yamamay, lo so già.
 
Modello diamo un senso al suo duro lavoro
Rude Boy  - Rihanna
Porella Rihanna, munta come una vacca dal produttore/pappone Jay Z che è dai tempi di 99 problems non esce con un nuovo album. Anche perché ormai vive di rendita tra la mugliera Beyoncé e sta qua che la fanno laurà dalla mattina alla sera. Work Bitch di Britney sembra dedicata a lei: sempre con la coscia scosciata d'ordinanza pronta per l'uso in un video o una foto. Sta qua ogni anno esce con un nuovo album, e fa un po' teneressa vederla mezza ignuda, con la lingua di fuori tipo "ti limono con lo sguardo", un po' santa un po' mignotta gangsta. In realtà fa canzoni orecchiabili e ha una bella voce, però è talmente sovraesposta (un po' come le sue mutande) che ha un pelo rotto tre quarti di minchia. Rude Boy è una canzone estiva, ha un ritornello carino e una base musicale ready to go, un po' come quelle paste precotte inglesi con la mayonese e il cheddar che mangi perché non hai voglia di cucinare e ti piace anche se ti fa cacare. Chiaro il concetto, no?
 
Modello la Mariah è meglio fumarla che ascoltarla
It's Like That  -  Mariah Carey
Mariah Carey prima santa e poi dimonia. Se non ci fosse stata la Mariah a inchiattare e dimagrire effetto fisarmonica, a fare la gatta morta popputa nel video, ragazzine come Britney, Christina Aguilera e Miley (le manca ancora l'inchiattamento intensivo) non sarebbero esistite. Oh, a me piaceva un sacco quando era uscita con Music Box con i ricciolini quando cantava Dream Lover, era un amore. E gli shorts le stavano che era una meraviglia. Poi si è rotta la uallera e ha capito che oltre ai gorgheggi spacca maroni poteva vendere mostrando un po' di sana coscia. Peccato che dopo essersi inquartata abbia continuato a indossare gli shorts di Dream Lover. It's Like That grazie a Dio non ha i cazzo di gorgheggi, ma è ugualmente invadente con le 44 collaborazioni in fila per 6 col resto di 2 che ci infila dentro. Ma la canzone ti insegna che quando è la sua notte non la devi stressare né romperle la minchia e poi il video è spettacolare, con il Michael Scofield di Prison Break che fa il figo e la ruba nel seguito mentre si sta sposando con Eric Roberts. Santa subito.
 
Modello non capisco che cazzo canti ma sei orecchiabile
Psy - Gentleman
A me Gangnam style sta parecchio sul cazzo, è stato uno degli eventi più traumatici dal mio rientro in Italia dopo il pulcino Pio. Che non ho messo nella classifica perché mi piace solo quando lo spiaccicano alla fine sotto il trattore, quindi non vale. Io sto' tormentone manco sapevo che esistesse. Beh, il recupero è stato immediato, immancabile a ogni lezione di zumba. Che poi mi sa che ho qualche deficit uditivo, perché non capisco na' sega quando canta sto' qua. Compresa Gentleman, l'ultimo tormentone di sto tizio senz'arte né parte. Questa non fa parte del mio I-pod, ma ricordo con affetto che la ballavamo alla lezione di zumba e la mia ex insegnate era troppo simpatica, sembravo la versione povera di Chorus line, o pronta per una puntatona della De Filippi. Però mi sentivo faiga assai.
 
Modello ma dai, esiste veramente?
As long as you love me - Justin Bieber
Oh, sarò vecchia, ma io pensavo che Justin Bieber fosse un'invenzione dei media, mai ascoltato una sua canzone in vita mia. Già avevo seri problemi da ciòfane perché scambiavo gli N'Sync con i Westlife, figuriamoci adesso. Ma una volta è capitato ascoltando Virgin Radio Canada. E perché ti sei messa ad ascoltare Virgin Radio Canada? Perché pensavo fosse uguale alla versione italiana. Tipo un "rock pisellino e un rock farfallina ascolta, radio lupo la mattina". Mi fossi fatta i cazzi miei. Mica mi passano sto' stronzetto? Ovove. Non paga, sarà il karma o sarò stata una brutta persona in passato, me la sono smazzata per tre mesi lavorando in un ristorante indiano al rientro londinese, e alla fine, un po' in preda alla sindrome di Stoccolma l'ho trovata romantica sta' canzone che ha un ritornello del cazzo, ma ha un non so che di saudage nella parte iniziale. Peccato che venga affossata da qual cazzo di lo-lo-lo-lo-love me-love-me. Grazie a Dio si è ritirato. Miley seguilo a ruota, mi raccomando neh?
 
Modello due piccioni con una fava
Me against the music - Britney Spears feat. Madonna
Altra perla del mio I-pod. E ne prendo due al prezzo di una. Già il titolo la dice parecchio, io contro la musica. Già Music era il titolo bestemmia manifesto di un album di Madonna prodotto da Mirwais, il produttore di scorregge, pardon di Madge, e Me against the Music è il colpo di grazia dato da Britney, dove si impegna  a lottare contro la musica. E ci riesce egregiamente. Britney prima di finire impagnottata due volte era designata come futura erede della Queen del Pop, infatti ai Music Awards aveva slinguazzato con più passion lei di Christina Aguilera, quindi perché non collaborare? E lo fanno con questa canzone che ha un tono incalzante tipo le donne calabre quando s'incazzano e imprecano in dialetto. Io mi divertivo sempre a scimmiottarla con il mio amico. Eh-he-he c'mon Britney loose control. In disco, non ambriaca barcollante col pupo in braccio. Però sono contenta che sia tornata e non si strafoghi più di frappuccini, e anche se hai la mia età, col cazzo che ti compro un album. Bitch.
 
Modello un giorno verranno rivalutate come per i film della Fenech e Banfi
Kamasutra - Paola & Chiara
Paola & Chiara sono le Fenech e le Lino Banfi della musica italiana, un giorno verranno rivalutate, perché se ascoltiamo appalla Rihanna e Britney, non capisco perché non possiamo ascoltare anche loro. Kamasutra poi è una chicca che, sono sicura verrà studiata dai dottorandi in musica in futuro. Minkia che ridere io e la mia amica l'ascoltavamo in macchina ogni volta che facevamo un lungo viaggio e la cantavamo modello gatte morte in calore, cantavano una cosa tipo "aaaaarrenditi a meeeeee!" manco fosse per il potere di Greyskull in una versione zozza di He-Man. Ci uscivamo pure le facce che sarebbero piaciute a Lars Von Trier per lanciare Nynphomaniac, e io non guidando mi impegnavo di più. Cazzarola la devo rispolverare alla grande, chissà se la mia amica ce l'ha ancora il CD in macchina!

Modello se lei è rock io ho posso operare con la laurea in lettere
Hot - Avril Lavigne
U-la-la altra schiccheria nel mio I-pod. Avril Lavigne a 17 anni faceva le canzoni un pochino un pochino punk-rock, era giovane e fresca. Avril Lavigne ora ha 30 anni fa le canzoni come se avesse 17, solo tipo Britney. Di punk ha tenuto solo gli occhi pesti e le unghie laccate di nero. Ma di musica è pop che escimene dal culo. Roba che le L7, i Distillers  e le Elastica la prenderebbero volentieri a bottigliate. Ma questa Hot, ovvero la parabola esistenziale di una che s'attizza un casino, me la sono ascoltata appalla, non so perché ha un ritmo che piglia, poi come lagna il ritornello se sto tizio è good to her, può essere anche good to me, ti mette un po' di fiducia, no? Comunque se lei fa rock, io che sono laureata in lettere posso benissimo prendere un bisturi e fare un'appendicite. Se hai bisogno Avril passa pure nel mio studio fittizio che ti visito.
 
Modello se lui è rock io posso fare la pipì in piedi
Certe notti - Ligabue
Eh, il Liga nazionale non poteva mancare: non si sa per quale cazzo di motivo, ma Ligabue viene considerato un cantante Rock. Cioè fatemi capire, se lui è rock, i Marlene Kuntz e i Verdena cosa sono? Lui sta al rock come me sta al fatto che so' femmina e posso fare la pipì in piedi sgrulladomi la patata dopo aver centrato il buco del cesso alla perfezione. Certo, come no. Però negli anni Novanta sei giovane e inesperta, e nonostante sia andata in mona per Dave Navarro quando Jack Frusciante era uscito dal gruppo, e anche se ti fai le ossicina musicali ascoltando Radio Lupo che Virgin Radio ancora non c'era, e al liceo faceva fico ascoltare il Brit pop, non poteva non piacere Certe notti. Girava certe notti qui, certe notti lì tra cosce e zanzare al bar di zio Mario. Chissà che bei orgioni da Mario, eh!

Modello esci dal mio cervello, ritornello del cazzo!
One more night - Maroon 5
E chiudo la classifica in bellezza, tra l'altro una delle poche new entry dell'I-pod, non faccio una nuova playlist da un millennio, ma se devo mettere sta roba è meglio che smetta subito. Oh, a me i 5 smaronati fanno cacare assai. In ben due occasioni ho smerdato la ficaggine di Adam Levine dedicandogli due monnezza review, ma questa canzone mi è entrata nel cervellino nell'estate del 2012. Sarà che stavo in terronia dalla nonna e Virgin Radio non prendeva, che mi toccava ascoltare quello che passava il convento. E manco fosse American Horror radio story passavano ogni giorno sta minchia di canzone che parte con questo "tutururututu" sì insomma quella roba lì. Wikipedia dice che ha un tono reggae. Già me lo vedo Bob Marley in balia delle convulsioni dopo aver letto questa stronzata. Probabilmente la canzone mi piace perché quella fichetta di Levine nel video prende un pacco di botte sul ring e viene cornuto e mazziato. Ecco, il ritornello è arrivato puntuale. Ritornello di merda!

In realtà altre oscenità non mancano e devo ancora capire il perché ci infilo l'impossibile facendo convivere forzatamente il mio amato Rufus, i R.E.M., U2 e a con queste perle qua. Ora vado a cospargermi il capo di cenere!
 

RECENSIONE: 12 anni schiavo






Titolo: 12 anni schiavo
Titolo originale: 12 Years a Slave
USA, 2013
Cast: Chiwetel Ejofor,  Michael Fassbender, Lupita Nyong'o.
Sceneggiatura: John Ridley
Regia: Steve McQueen
Durata: 134'


La vera storia di Solomon Northup (Chiwetel Ejofor) uomo nato libero nell'America schiavista, con un inganno viene rapito e reso schiavo per 12 anni in una piantagione di cotone. Grazie all'abolizionista Samuel Bass (Brad Pitt) tornerà alla libertà non prima di aver passato un'odissea sotto le angherie di Edwin Epps (Michael Fassbender).
Dopo Lincoln di Steven Spielberg, Django Unchained di Quentin Tarantino e The Butler di Lee Daniels, si chiude il cerchio con 12 anni schiavo del britannico Steve McQueen, un ideale pezzo mancante per completare un puzzle che raffigura l'immagine della schiavitù americana.
Se infatti la pellicola di Spielberg affrontava l’abolizione della schiavitù concentrandosi esclusivamente sulla figura del presidente Abrham Lincoln, la visione di Tarantino sembrava una ideale (e idealistica) resa dei conti di un uomo che diventa libero e lotta per mantenere la propria libertà, mentre la pellicola di Lee Daniels parte dalla schiavitù per poi raccontare le lotte degli afroamericani nel corso degli anni; la prospettiva di Steve McQueen scava ancora più a fondo nel cuore della schiavitù americana, una ferita evidentemente ancora aperta e poco trattata dal punto di vista cinematografico.
McQueen non fa un semplice biopic né tanto meno firma un “j’accuse” contro gli americani, ma ha scelto la storia esemplare di Solomon Northup per raccontare la parabola di un uomo libero che tramite l’inganno ha perso la sua libertà e lotta strenuamente per riaverla.
Attraverso la discesa negli inferi di Solomon rappresentata dalle immense piantagioni della Louisiana, McQueen offre una riflessione non solo storica, raccontando la storia di uno schiavo, ma anche di un sistema crudele di come un uomo prevarichi un altro uomo, concentrandosi sul rapporto tra Edwin Epps e Solomon Northup.
Solomon viene privato dei suoi averi, della sua famiglia, della sua origine e del suo nome, che diventa Pratt, viene venduto come un qualsiasi oggetto (a caro prezzo, perché è un “oggetto” che vale più degli altri), e sa che potrebbe essere ucciso da un momento all’altro quando “l’oggetto” in questione, ovvero la sua persona, non serve più.
L’unica arma di sopravvivenza è cercare di avere una ragione per vivere e rimanere aggrappati alla propria dignità, anche se viene duramente scalfita dalle minacce, dalle frustrate che lasciano solchi dolorosi e permanenti sulla pelle, dalla fatica che abbatte i muscoli, da un cappio al collo che rischia di strapparlo alla vita da un momento all’altro.
Come nei gironi infernali danteschi, Solomon entra in un viaggio crudele dove conosce uno schiavista “umano” rappresentato da William Ford (Benedict Cumberbatch) che lo tratta ancora come un essere umano nonostante sia complice della sua condizione di schiavitù, il carpentiere pazzo John Tibeats (Paul Dano) che lo considera una nullità da eliminare, e soprattutto la sua nemesi, Edwin Epps (Michael Fassbender) il suo nuovo padrone che cercherà di strappargli quel pezzo di dignità a cui rimane strenuamente attaccato.
Come l’immaginaria Candyland di Calvin Candie nome zuccherino che nasconde l’amarezza della fine della libertà, la piantagione di Edwin Epps sembra un piccolo paradiso terrestre che nasconde una prigione, che paradossalmente riesce a tenere rinchiuse le sue vittime in uno spazio aperto, da cui nessuno riesce a fuggire.
La bellezza idilliaca della piantagione mostrata da McQueen con il suo sguardo da artista, con i suoi campi lunghi, la cura per i particolari e l’estetica che ne deriva, viene brutalmente spezzata proprio come una frustrata dai soprusi e le angherie che Solomon e gli altri compagni di sventura subiscono quotidianamente.
Solomon assiste ogni giorno alla morte che colpisce uno di loro ucciso dalla fatica, assiste alle ripetute violenze perpetrate alle donne, in particolare a Pastey (un’intensa e sofferta Lupita Nion'go), la preferita di Edwin Epps e la più odiata dalla moglie Mary (Sarah Paulson), che umilia e rovina la sua bellezza ferendola sul volto, assiste allo strazio di una madre a cui vengono strappati i propri figli, vivendo in uno stato di costante minaccia.
Ferite che lacerano la carne e l’anima, che arrivano ad annichilire e a vedere la violenza come una parte della quotidianità, rimanendo ignorata. Così come viene ignorata la sofferenza di Solomon appeso a un albero, così come si ignorano le urla di dolore di Patsey, così come ingnorano l’ennesimo corpo da seppellire.
Solomon resiste, ma piano piano rimane inerme perché non può fare nulla se non resistere anche se le sue speranze vanno costantemente in fumo, come la lettera di aiuto che brucia Solomon, che diventa cenere e con essa le speranze di fuggire.
Solomon resiste anche se ormai i ricordi della sua famiglia (mostrati i flashback) si fanno sempre più flebili, arrivando a distruggere il suo amato violino, perdendo lentamente la sua battaglia per mantenere la propria identità.
Ma nell'odissea di Solomon c'è anche la speranza incarnata dal canadese Bass che lo salva e lo riporta alla normalità costituita dalla sua famiglia.
McQueen non crea una partita dove ci sono buoni e cattivi, ma con distacco racconta un evento storico vergognoso che fa parte del DNA degli Stati Uniti.
E lo fa con uno stile registico impeccabile con grande cura nei particolari, con i suoi “scatti” di montaggio alternati con la stasi dei campi lunghi, le carrellate e i primi piani delle lacrime di Solomon.
Steve McQueen dirige il tutto abilmente in modo impeccabile, così come impeccabili sono le performance di Ejofor, che riesce a rappresentare il dolore e lo sconforto solo con uno sguardo, il suo attore feticcio Michael Fassbender che non si limita a creare un Edwin Epps psicopatico e odioso, e soprattutto Lupita Nion'go così brava nel rappresentare la sofferenza di un corpo femminile straziato.
12 anni schiavo è un film che rimane impresso più di un capitolo di storia, che una volta letto si dimentica in fretta.

Voto: 8

lunedì 17 febbraio 2014

IL CIRCOLO DI CUCITO: Il coming out di Ellen

 


Ellen Page ha fatto coming out. Ed è subito "idola". L'attrice nominata agli Oscar per Juno, ha approfittato della festa degli innamorati, ovvero San Valentino, per dire al mondo che è lesbica.
Che, in una società normale, fregherebbe a nessuno, ma in una società che vive ancora di cliché e modelli falsati, rappresenta una scelta coraggiosa.
L'attrice canadese ha affermato di essere stanca di doversi nascondere e di dover seguire i ditkat dell'industria cinematografica, che le imponevano uno standard di vita che la faceva sentire oppressa, e soprattutto le riusciva difficile nascondere il proprio essere.
Dichiarandosi lesbica si è tolta un peso e spera di poter essere un modello per coloro che vivono la propria omosessualità come un problema.
Non è certo la prima ad ammettere la propria omosessualità (Greta Garbo e Marlene Dietrich furono le pioniere della libertà sessuale, Ellen DeGeneris ha sdoganato il coming out negli anni Novanta, prima di lei Maria Bello), ma è la più giovane a rivelare il proprio orientamento sessuale proprio per dare un esempio ai giovani come lei che vivono in uno stato di inquietudine e vergogna.
Brava Ellen!
 
 

martedì 11 febbraio 2014

GOODBYE: Addio a Shirley Temple


L'ex bambina prodigio Shirley Temple è venuta a mancare ieri all'età di 86 anni.

Iniziò a lavorare nel mondo del cinema nel 1931 a soli 3 anni, in Baby Burlesks. I produttori hollywodiani videro in lei una nuova Mary Pickford e i suoi genitori non esitarono a cambiarle acconciatura, facendola diventare da graziosa morettina a una bimba tutta riccioli biondi.
E Riccioli d'oro (1935) divenne il suo più grande successo, arrivando a diventare la baby attrice più famosa dello star system, arrivando a superare in celebrità star del calibro di Greta Garbo e Cary Grant.
Tra le sue pellicole più famose figurano Il piccolo colonnello, Una povera bimba milionaria, Cin Cin, La piccola principessa, girati tra il 1935 e il 1938.
Continuò a recitare anche da adolescente, come figlia di Mirna Loy in Da quando te ne andasti (1944) e recitò con Cary Grant in L'intraprendente mr. Dick (1947), diradando sempre di più gli impegni cinematografici.
Dopo l'insuccesso di Età inquieta e The Story of Seabuscuit, decide di ritarsi dalle scene. 
Divenuta adulta, Shirley Temple diventerà una diplomatica e ambasciatrice, ma verrà sempre ricordata come la piccola riccioli d'oro.

lunedì 10 febbraio 2014

MONOGRAFIA: Greta Garbo



Divina. Con questo epiteto si può riassumere la parabola esistenziale e artistica di Greta Lovisa Gustafson, in arte Greta Garbo. 
Nata a Stoccolma il 18 settembre del 1905, Greta Garbo iniziò i primi passi nel mondo dello spettacolo come modella e grazie al suo lavoro riuscì a ottenere una parte in un film comico.
Il passo successivo fu l'iscrizione all'accademia di arte drammatica, ma il vero e proprio trampolino di lancio nello showbiz avvenne con la conoscenza del regista Mauritz Stiller negli anni Venti.
Stiller vide subito in lei un grande talento, credette in lei dal principio diventandone immediatamente il suo mentore e maestro.  Il suo pigmalione le fece ottenere il suo primo vero ruolo in La leggenda di Gosta Berling, del 1924 e per l'occasione le consigliò di cambiare il suo cognome, dal suono poco artistico, creandole le basi per la diva che diventerà nel giro di pochi anni.  
Nel 1925 gira La via senza gioia di Georg W. Pabst, melodramma dalle tinte forti che fece emergere le doti drammatiche dell'attrice, e grazie a questo ruofo fu scoperta dal produttore Louis B. Mayer, il boss della Metro Goldwyn Mayer, che le offrì un contratto della durata di cinque anni.
Greta Garbo così abbandona la gelida Stoccolma per la solare Hollywood, che l'adotta e fa di lei la regina delle donne seduttrici, dalla vita tormentata e destinate a una fine tragica.
Hollywood rimase incantata da questa donna algida e raffinata, da quella voce sensuale, così intensa nel creare queste eroine romantiche e tragiche.
E nacque la divina. La star.
Per alimentare questa fama, Stiller le creò un'immagine divistica inappuntabile: set blindato, in modo da non creare pettegolezzi e inutili gossip, la sua recitazione rivolta solo al suo partner in scena, al regista e al cast tecnico, al punto che (così narra la leggenda) Stiller arrivò a coprire con tendoni il set, in modo da proteggerla da occhi indiscreti e proteggere la sua arte.
Amata dall'industria  Garbo non ricambiò tale sentimento, sentendosi sempre oppressa dallo star system che pur sempre la idolatrò, fino all'ultimo. Le interviste furono un supplizio, così come la promozione delle sue pellicole, così come declinava gli inviti ai party, mal sopportando la vita mondana e proteggendo ostinatamente la sua vita privata.
Riservatezza, mistero, fascino nordico-europeo, un'eleganza innata fecero di lei il mistero della mecca del cinema. Tali doti le trasferì nei film che la fecero entrare nella storia del cinema: Anna Christie (1930) di Clarence Brown che le fece conquistare la prima nomination agli Oscar.
Sempre sotto la direzione di Brown ottenne la sua seconda nomination con Romanzo (1930). Leggenda per leggenda ed eccola trasformarsi in Mata Hari (1931),  misteriosa ospite in Grand Hotel (1932), perfetta eroina in Anna Karenina (1935) e splendida "traviata" e malata di tisi in Margherita Gautier (1936) di George Cukor, altra nomination agli Academy Awards. Garbo non fu solo la regina del melò, ma seppe dimostrare di abbandonarsi alla leggerezza della commedia.
"Greta ride!" urlano i cartelloni pubblicitari, ed eccola nei panni di una commissaria comunista russa che si innamora di un seducente aristocratico in Ninotchka. Garbo seppe abbandonare i toni tragici delle sue "creature" impersonando una donna dal temperamento brioso, cambiamento che le regalò l'ennesima nomination. Ma inspiegabilmente non vinse mai il premio, nonostante l'industria impazzì fin da subito per lei.
Il canto del cigno avvenne nel 1941, all'età di 36 anni, ancora giovane e bella, ma il flop di Non tradirmi con me di Cukor probabilmente fu così cocente da farle abbandonare le scene all'apice della carriera. L'industria si ricordò di lei nel 1954 omaggiandola con l'Oscar alla carriera, ma la diva, ormai lontana dai riflettori, non si presentò alla cerimonia.  
La divina lascerà il mondo terreno il 15 aprile del 1990, all'età di 84 anni, lasciando solo un alone di leggenda,  che vivrà in eterno grazie ai suoi film.




venerdì 7 febbraio 2014

FILMOGRAFIA: Melissa Leo




NOME: Melissa Leo
DATA DI NASCITA: 14/09/1960
LUOGO DI NASCITA: New York City, New York, USA
PROFESSIONE: Attrice








ATTRICE:


(2014) Attacco al Potere - Ruth McMillan
(2013) Prisoners - Holly Jones
(2013) The Necessary Death of Charlie Countryman -
(2013) Oblivion - Sally
(2012) Flight -
(2011) Mildred Pierce (Mini-serie Tv) - Lucy Gessler
(2010) The Fighter - Alice Ward
(2011) Conviction - Nancy Taylor
(2010) American Tragic - Martha
(2009) The Farm (Film Tv) - CO Helen Miller
(2009) Stanno tutti bene - Everybody's Fine - Colleen
(2009) Dear Lemon Lima - Mrs. Howard
(2009) True Adolescents - Sharon
(2009) Welcome to the Rileys -
(2009) Don McKay - Marie
(2009) Veronika Decides to Die - Mari
(2009) Greta - Karen
(2008) Stephanie's Image - Stephanie
(2008) Predisposed - Penny
(2008) Sfida senza regole - Righteous Kill - Cheryl Brooks
(2008) This Is a Story About Ted and Alice - Alice
(2008) Law & Order - I due volti della giustizia (Serie Tv) - Donna Cheponis/Sherri Quinn/Alice Sutton
(2008) Ball Don't Lie - Georgia
(2008) Santa Mesa - Maggie
(2008) Lullaby - Stephanie
(2008) The Alphabet Killer - Kathy Walsh
(2008) Frozen River - Fiume di ghiaccio - Ray Eddy
(2007) One Night - Wendy
(2007) Cold Case (Episodio Tv: Thrill Kill) - Tayna Raymes '94-'07
(2007) Mr. Woodcock - Sally Jansen
(2007) I Believe in America - Soto
(2007) Racing Daylight - Sadie Stokes/Anna Stokes
(2007) The Cake Eaters - Ceci
(2007) Dear Lemon Lima - Mrs. Howard
(2007) Black Irish - Margaret McKay
(2007) Midnight Son - Rita
(2007) Bomb - Sharon
(2007) Criminal Minds (Episodio Tv: No Way Out) - Georgia Davis
(2006) Shark (Episodio Tv: Pilot) - Elizabeth Rourke
(2006) Falling Objects - Helga
(2006) The House Is Burning - Mrs. Miller
(2006) Hollywood Dreams - Zia Bee
(2006) The Limbo Room - KC Collins
(2006) Stephanie Daley - Miri
(2005) Confess - Agnes Lessor
(2005) American Gun - Louise
(2005) Le tre sepolture - Rachel
(2005) The L Word (Serie Tv) - Winnie Mann
(2005) Patch - Maelynn
(2005) No Shoulder - Ruth
(2005) Runaway - Lisa Adler
(2005) Law & Order: Criminal Intent (Episodio Tv: The Good Child) - Maureen Curtis
(2005) Nascosto nel buio - Laura
(2004) From Other Worlds - Miriam
(2004) CSI: Scena del crimine (Episodio Tv: Harvest) - Sybil Perez
(2004) Veronica Mars (Episodio Tv: Meet John Smith) - Julia Smith
(2004) First Breath - Detective Waxman
(2003) 21 Grammi - Marianne Jordan
(2000) Fear of Fiction - Sigrid Anderssen
(2000) Homicide: The Movie (Film Tv) - Sgt. Kay Howard
(1999) Codice letale - Jo DeAngelo
(1999) 24 Ore Donna - Dr. Suzanne Pincus
(1998) Legacy (Serie Tv) - Emma Bradford
(1997) Under the Bridge - Kathy
(1993-1997) Homicide, Life on the Street (Serie Tv) - Det. Sgt. Kay Howard
(1995) In the Line of Duty: Hunt for Justice (Film Tv) - Carol Manning
(1995) Last Summer in the Hamptons - Trish
(1994) Scarlett (Mini-Serie Tv) - Suellen O'Hara Benteen
(1994) Garden - Elizabeth
(1993) The Ballad of Little Jo - Beatrice Grey
(1992) Venice/Venice - Peggy
(1992) Immaculate Conception - Hannah
(1991) Carolina Skeletons (Film Tv) - Cassie
(1990) Matrimonio in nero (Film Tv) - Mary Margaret
(1989-1990) The Young Riders (Serie Tv) - Emma Shanno
(1989) Nasty Boys (Film Tv) - Katie Morrisey
(1989) Gideon Oliver (Episodio Tv: Bad Timing) - Rebecca Hecht
(1988) Miami Vice (Episodio Tv: Bad Timing) - Kathleen Gilfords
(1988) Il grande odio - Josie Larraneta
(1987) Spenser: For Hire (Episodio Tv: Mary Hamilton) - Mary Hamilton
(1986) The Griebels - Judith 'MaMa' Baer
(1985) Silent Witness (Serie Tv) - Patti Mullen
(1985) Un giustiziere a New York - Irina Dzershinsky
(1985) Prostituzione - Cookie
(1985) Always - Peggy
(1984-1985) All My Children (Serie Tv) - Linda Warner

giovedì 6 febbraio 2014

COMING SOON: Cuban Fury

 
 
Siete appassionati di danza latina? Allora Cuban Fury fa proprio al caso vostro! Cuban Fury è una scatenata commedia romantica (in UK uscirà nel giorno di San Valentino) che racconta le vicende di Bruce, un ex campione giovanile di salsa (Nick Frost) che una volta ritiratosi dalle scene è diventato un frustrato ingegnere fuori forma.
La sua vita cambia dopo essersi innamorato del suo nuovo capo, Julia (Rashida Jones), ma dovrà combattere contro il collega Drew (Chris O'Dowd) magro e snob anche lui innamoratosi del boss di gonnella. 
Bruce pur di conquistarla si  riavvicina alla danza, e per raggiungere il suo obiettivo si affida a uno strampalato maestro di salsa (Ian McShane), per ritrovare la forma perduta e riscoprire l'amore per i ritmi latini.
Bruce è interpretato da Nick Frost, famoso per la "trilogia del Cornetto" che comprende l'ormai mitico Hot Fuzz, mentre la bella Julia è interpretata da Rashida Jones ha all'attivo film come The Social Network. Il rivale di Bruce è Chris O'Dowd, famoso per Le amiche della sposa e Girls.
Diretto dall'esordiente James Griffith, Cuban Fury promette ritmo, risate (con tanto di citazione di Shall We Dance) e un pizzico di romanticismo che non guasta. In attesa che arrivi in Italia, stay tuned!